LEZIONI DA UN INFORTUNIO
Una cosa che mi è capitata di rado, se non mai, in passato, è stato il subire un infortunio relativamente serio. Dolori cronici anche abbastanza invalidanti, problemi alla schiena, ma mai un vero e proprio infortunio. Ho pensato di scriverne perchè credo che chi si trova o troverà nella mia condizione forse potrà trarne qualche spunto interessante.
Le mie ginocchia sono sempre stato uno dei miei punti deboli (insieme a la schiena e sappiamo benissimo che le cose possono essere connesse): ho avuto dolori al tendine rotuleo sinistro per 3 anni tanto da non poter quasi fare alcun tipo di squat. Al periodo praticavo power-bodybuilding facendo qualche garetta, soprattutto di stacco, ogni tanto. Risultati decenti, ma niente di straordinario dato che il mio focus non era solo quello: 200kg in una gara nazionale a trento in FIPL e un pr di 213kg nel mio scannatoio entrambi con un bw di 79kg circa.
Il ginocchio nel tempo è peggiorato e nulla è riuscito a farlo stare meglio, se non l’aggiunta preponderante di esercizi monolaterali con lavori di tipo asimmetrico. Da allora nessun altro problema.
Il ginocchio destro invece è un altro discorso. Mi si bloccò la prima volta 3 anni fa circa, mentre praticavo capoeira. In un rollè (movimento di schiva basso che comporta un’accosciata con rotazione, in questo caso verso sinistra, del corpo facendo perno sugli avampiedi) sentii un qualcosa che si bloccava nel ginocchio. Mi buttai a terra e frustando la gamba in avanti sentii un clic e tutto fu a posto. Ginocchio indolenzito e sensibile per qualche settimana, ma riuscivo a fare comunque tutti i movimenti che mantengono l’asse dell’articolazione drittto.
Qualche mese dopo durante un corso di danza con Tom Weksler, passando per una posizione di sei-za (ossia in ginocchio seduto sui talloni) e ruotando sempre verso sinistra mi si bloccò di nuovo e riuscii a rimetterlo in sede alla stessa maniera. Inizia ad apparirmi chiaro un pattern: non si sa per quale motivo ma il ginocchio sembrava non gradire il piegamento sotto carico con rotazione mediale. Vado a farmi vedere da un paio di ortopedici che non trovano nessun test positivo al menisco. Probabilmente dato il mio livello di allenamento il carico al quale sottopongono la mia articolazione è troppo basso per evidenziare un qualsiasi difetto. Chiediamo una risonanza che non dimostra alcuna rottura. Niente di niente. Nè menischi nè legamenti,nemmeno tumefazione subito dopo il fattaccio. Mi spiegano però che ci sono alcuni danni che possono anche non essere evidenziati dalla RMN e che l’unico modo per vederlo sarebbe attraverso artroscopia. Decido di aspettare.
Un altro blocco a qualche mese di distanza,sempre con la stessa dinamica. Questa volta non si sblocca, vado da un ortopedico che dopo avermi fatto uno shot di antidolorifico e miorilassante, data la mia tensione, riesce dopo un ora di fatiche (un santo) a rimetterlo dentro. Conveniamo che, per qualche ragione il menisco laterale, in particolare il corno posteriore, per qualche motivo si sublussa ed entra ad impicciare l’articolazione, impedendone la distensione. Come mai accada non si sa, ma la mia idea è che in quella posizione il la tibia ed il femore non collaborino in maniera ottimale alle reciproche rotazioni. Subito dopo la manova infatti, torno subito in palestra e riesco ad eseguire anche se con piccole difficoltà, pistols ed altri movimenti di piegamento del ginocchio, sull arto “infortunato” con minimo se non zero dolore. Ciò conferma le mie ipotesi....
Ovviamente sfrutto tutto il mio armamentario. Attivazioni neurologiche delle parti del CNS adatte, lavori di tipo meccanico con e senza elastici, in carico e senza a catena cinetica chiusa e non, tutto per cercare di ristorare la corretta funzionalità della zona. Utilizzo i farmaci quando devo, faccio fisioterapia e mi avvalgo dell’aiuto di osteopati per lavorare anche sul resto del corpo.
CONTINUA....
Il ginocchio non mi da fastidio per una decina di mesi, ma succede la stessa identica cosa, con la stessa dinamica al sinistro un paio di volte. Riesco a rimetterlo da solo e poi decido di fare qualche accertamento. Risonanza magnetica alla mano non si vede nessun tipo di lesione. Cartilagine ok, tutti i legamenti sono a posto, il tendine rotuleo va bene ed anche i menischi. L’ortopedico però mi conferma che potrei avere anche delle piccole lesioni, ma che non sono visibili dalle immagini e afferma che solo una volta entrati nella articolazione attraverso artroscopia si può capire se il menisco è realmente lesionato. Le opzioni sono 2: se trovano una parte veramente danneggiata la devono togliere, mentre se invece la lesione è su una parte esterna, irrorata di sangue allora si potrebbe pensare a mettere qualche punto per tenerlo fermo.
Decido ancora di aspettare. Un anno passa, l’articolazione sembra tenere anche se sono sempre attento a quei movimenti “bassi”. Gli allenamenti con l’art du deplacement (parkour per chi non è del settore) iniziano a dare i loro risultati, inizio finalmente a saltare ed essere un pò più fluido e dinamico in molte delle cose che faccio. Raggiungo risultati decenti anche nella parte acrobatica nei miei allenamenti di ginnastica artistica. Mantengo i miei allenamenti di forza con stacchi, squat e tanti lavori monopodalici. Curo sempre la flessibilità sapendo che gli ischiocrurali sono il mio punto debole. Lavoro tanto sul piede e sulle anche, facendo poco lavoro diretto sulle ginocchia, in quanto sono conscio che nella maggior parte dei casi dolori o infortuni al ginocchio possono derivare da queste articolazioni.
All’inizio di anno scorso mi blocco però con la schiena, altra mia zona problematica. Data la sua importanza nella storia, approfondiamo anche questo discorso.
LA STORIA DELLA MIA SCHIENA. COME MI SONO SBARAZZATO (PARZIALMENTE) DEL MIO TERZO FEMORE
Il mio passato sportivo è stato molto povero, almeno fino ai 16 anni. Per una leggera scoliosi vengo mandato a fare nuoto (mavà) per anni ed anni faccio solo quello. Mi salva la passione per la cina e le arti marziali nata durante all’adolescenza, ma oramai la maggior parte dei danni era fatta: passare ore ed ore in acqua durante particolari periodi dello sviluppo e non fare praticamente altra attività fisica se non quella (ero un nerd dentro diciamo la verità!) porta a gravi conseguenze. Abilità che si apprendono facilmente ed in poco tempo da bambini sappiamo poi che sono difficili da recuperare in tarda età e così è stato. Dopo le arti marziali, durante l’università inizia il periodo power-bodybuilding, che sebbene mi insegni molto, mi insegna anche a trovare una nuova postura estremamaente sconveniente. Praticamente disimparo a ruotare, flettere ed estendere, flettere lateralmente la schiena: è chiaro se le richieste sono quelle il corpo si adatta e cerca di diventare più stabile. Quel tipo di allenamento mi lasciava una bassa schiena dolente in maniera sorda, che non mi permetteva di stare in piedi e di camminare per lunghi periodi.
Durante uno squat, nemmeno particolarmente pesante, nel mio “scannatoio” avverto una pugnalata ad entrambe le sacroiliache e lascio cadere il bilanciere. Rimango bloccato per qualche giorno ma solo sulla sinistra con sintomi di sciatalgia, ma ricordo poco dato che parliamo di circa 13 anni fa.
Da
allora continua solo il dolore di tipo sordo ma non mi blocco più.
Inizio il viaggio all’interno del movimento: inizio a praticare capoeira, in maniera molto costante fino a 4 volte alla settimana, riparto con la ginnastica artistica e piano piano aggiungo floorwork art du deplacement, danza classica.. e mi accorgo sempre più dei miei limiti che risiedono principalmente nel mio terzo fermore, come mi piace chiamarlo. La mia inflessibile schiena.
Qualcosa si inizia a muovere, ma il corpo si ribella. Mi blocco un’altra volta la prima circa 2 anni fa. La lezione è chiara: ok stai imparando qualcosa, ma le strutture ancora non sono adatte, ci vuole del tempo. Rimango bloccato con dolori lancianti per settimane e gradualmente riacquisto la piena funzionalità, anzi, migliorata. Questo processo si ripete altre 2 volte, l’ultima all’inizio di anno scorso, come avevo accennato. Il tutto inizia sempre con un blocco di qualche tipo. La prima volta mentre esguivo un pisto il appoggio sul piede destro, giocando con la posizone del piede sinistro ho sentito un “tic” sulla schiena a sx, sensazione di calore mostruosa e tac bloccato per qualche mese. La seconda volta ad un corso di ballo, mentre scaldavo le gambe con movimenti improvvisati (non improvvisi), sempre in appoggio sulla destra, solito rumorino e sensazione di calore. Di nuovo bloccato.
L’ultima volta eseguendo delle verticali di impostazione sbaglio cedendo con l’addome, tiro di schiena e di nuovo tic, sempre intorno alla sacroiliaca di sinistra. La stessa di 13 anni fa.
Faccio una RMN che mostra 13 tra protrusioni ed erniazioni, anche se praticamente nessuna in realtà mi dava fastidio. Si lo sappiamo che lo stato della struttura non è indicativo del dolore o della funzionalità dell’individuo e qui è lampante. La mia schiena in realtà la sento da dio il 99% delle volte, tranne quando succedono questi eventi.
L’ultimo blocco è però il più fastidioso, anche se meno doloroso e mi porto dietro le conseguenze per un po’. Quando inizio a sbloccarmi però si iniziano a vedere risultati strepitosi: a livello di forza, di flessibilità, di potenza, ma anche di coordinazione, inventiva, reattività etc.
Capisco che posso correre, se voglio (anche se lo faccio mai)sia lungamente che con una velocità discreta. Inizio a saltare ed essere più reattivo nelle gambe. Il mio addome da cenni di cambiamento a livello funzionale (prima era solo come un orpello, senza alcuna utilità). Mi arrampico, sconfiggo un po’ alla volta la paura dell’altezza e del buttarmi dietro.. tutti piccoli concetti di enorme utilità se si vuole imparare a godere dei vantaggi dell’essere umano.
Tutto questo però porta dei costi.
Il mio alluce ed il mio tallone sinistro.
Due anni fa, mentre stavo allenando gli headspins (giri sulla testa), persi l’equilibrio e caddi in maniera abbastanza violenta sull’alluce. Il classico “insaccamento” che sapete bene quanto male faccia. Ebbene questo dolore me lo sono portato dietro praticamente fino ad ora. Il primo dito del piede è estremamente sottovalutato, ma è forse una delle parti del corpo più importanti in assoluto. Pensate ogni salto, ogni passo, ogni squat, tutto venne influenzato da questo relativamente insignificante incidente. Probabilmente subii anche una microfrattura, tanto che ad ora l’articolazione più prossimale del povero dito risulta ingrossata, ma non feci alcuna indagine, conscio che non mi avrebbero potuto fare nulla. Nel tempo ho colpito allo stesso modo, ossia sempre sbattendolo in maniera perpendicolare, lo stesso dito altre 2 volte. Il tallone invece lo colpii, uscendo da un flick dal tappeto elastico di schiena e battendolo rovinosamente per terra.
Anche questo piccolo infortunio mi diede fastidio per mesi e mesi e i vari traumi ripetuti al mio piede sinistro hanno fatto si che la povera gamba destra dovesse lavorare più del dovuto,
Ho
fatto ovviamente quanto in mio potere per lavorarci sopra, sia a
livello di terapia che di esercizi specifici, ma a quanto pare, non
ci sono riuscito appieno ed iniziando a saltare sempre di più e
lavorare più frequentemente in posizioni basse il ginocchio destro
ne ha pagato le conseguenze.
Bene ora che abbiamo capito la causa del problema, cerchiamo di capire la cosa più importante di tutte: cosa possiamo apprendere da esso.
Dopo l’ultimo blocco del ginocchio avvenuto una decina di giorni fa, costretto a saltellare o mettere comunque la maggior parte del peso a sinistra ho avuto un piacevole effetto collaterale. Il volume di lavoro asimmetrico ha (mia personalissima sensazione difficile da valutare in alcun modo) riallienato il bacino, lasciandomi con una schiena estremamente “morbida” e flessibile. Non solo la schiena, ma anche le spalle mi sembrano più forti e mobili, cosa confermata anche dal mio coach di ginnastica durante il lavoro sui ponti. Gli effetti si sono via a via affievoliti dopo lo sblocco dell’articolazione del ginocchio operato dal dottore, ma ancora mantengo un piccolo miglioramento.
Insegnamento
numero 1: ogni infortunio porterà con se almeno un qualche tipo di
miglioramento, probabilmente in movimenti o abilità alle quali non
avreste lontanamente pensato.
Mi
ha insegnato anche cosa ho sbagliato nella gestione degli allenamenti
e del movimento in generale. Per sviluppare le cosiddette “bamboo
legs” (gambe forti ma flessibili e adattabili, come piace a me
dire) c’è bisogno di un parallelo ed adeguato allenamento del
core. Ho sempre sottovalutato questo aspetto, pensando che fosse solo
un’extra e che tutto il lavoro che stavo facendo provvedesse un
adeguato stimolo.
Ho scoperto anche di essere debole. Avendo
riniziato a muovere il ginocchio immediatamente dopo l’infortunio
(anche quando era bloccato) ed avendo preso gli allenamenti di forza
(adattati alle nuove esigenze) subito dopo lo sblocco, ho voluto
prima favorire, dato il mio tipo di infortunio, i lavori
monoarticolari. Seduto sulla leg extension mi accorgo di faticare
anche con 15kg (lavoro monolaterale). Ho troppo trascurato esercizi e
movimenti che pensavo fossero più attinenti ad un allenamento con
obiettivo di tipo estetico.
Insegnamento numero 2: non sottovalutate mai alcuna parte del movimento, altrimento esso vi si ritorcerà contro.
Ora ho iniziato il cammino verso il recupero.
Ho effettuato 5 sedute di massofisioterapia con l’utilizzo di macchinari tipo tecar ed ultrasuoni.
Ho
bendato l’articolazione con l’argilla la notte.
Ho fatto 4
sedute di trattamento osteopatico specifico e generico.
Ho usato
il taping per drenare l’edema che si era formato.
Ho
fatto 2 inizioni di antidolorifico e miorilassante prima dello
sblocco.
Ho preso antiinfiammatori per la durata prescritta.
Ho
aumentato la dose di collagene nella dieta.
Ho incrementato le
vitamine e minerali assunti.
Utilizzo esercizi specifici e
attivazioni neurologiche ad hoc.
Uso la restrizione vascolare per
lavorare ad intensità alte anche con carichi infimi.
etc etc
Tutto procede alla grande, soprattutto per l’aver usato un approccio multifattoriale in maniera tempestiva.
Insegnamento numero 3: agite PRESTO e BENE. Tutto quello che farete immediatamente dopo l’infortunio vi darà la possibilità di un recupero adeguato e più veloce.
L’ultimo aspetto del quale voglio parlare, anche se non il meno importante è quello psicologico.
Ho
avuto sicuramente un grande sconforto subito dopo il fattaccio, ma
aver mantenuto un’attitudine positiva, aver continuato ad
allenarmi, essermi divertito con i miei amici ha SICURAMENTE
contribuito ad un esperienza di dolore inferiore (ricordiamo che il
cervello è la più potente fabbrica di antidolorifici) e ad un
recupero migliore.
Ricordate innanzitutto di evitare di
drammatizzare, le soluzioni ci sono sempre, basta saperle cercare. La
catastrofizzazione ed il vedere sempre solamente l’aspetto negativo
non porta sicuramente vantaggi dunque perchè farlo?
Ricordate che tutto parte dal cervello e se non lavorate su di esso i risultati che otterrete nel corpo (strano parlarene come se fossero due enti staccati ed indipendenti) saranno sempre inferiori alle aspettativi.
Ora torno al mio compito. Rimettermi in sesto. Ho deciso per ora di non affrontare l’operazione ma di fare terapia conservativa per 4/5 mesi ed effettuare un controllo a distanza di tempo per decidere il da farsi.
Auguro a tutti quanti voi una rapida e pronta ripresa.
Commenti
Posta un commento